giovedì 11 luglio 2019

L'anima di Spider-Man: Far From Home [spoiler review]

Ed eccomi di ritorno, sia dal cinema - dove ho visto Spider-Man: Far From Home - che su questo blog: un porto sicuro dove posso scrivere dei piccoli assaggi critici senza pretese.

L'idea di questa recensione è quella di andare all'essenza del film di Jon Watts, realizzato in collaborazione tra Marvel Studios e Sony Pictures. Quindi, è bene avvertirvi subito: il seguente assaggio critico contiene Spoiler sul film Spider-Man: Far From Home.




Il Doppio Sequel



Spider-Man: Far From Home è, prima di tutto, un doppio sequel. Il film si pone come successivo sia a Spider-Man: Homecoming che ad Avengers: Endgame. Un impegno gravoso che avrebbe potuto schiacciare la storia del film con troppe responsabilità. Invece, gli sceneggiatori Chris McKenna ed Erik Sommers si sono districati in maniera egregia tra le trappole che le troppe connessioni con il Marvel Cinematic Universe (MCU) e i suoi precedenti 22 lungometraggi potevano presentare.

McKenna e Sommers (autori dello strepitoso LEGO Batman - Il film e di Jumanji - Benvenuti nella giungla) hanno dimostrato molta esperienza nel ricalcare le classiche commedie, dove il protagonista si ritrova, suo malgrado, in un'avventura che non aveva cercato fino a quel punto e che continua a voler sfuggire, fino a quando non capisce di poterne venire a capo in qualche modo. Un esempio unico nel panorama dell'MCU, che porta freschezza a un genere che deve rinnovarsi di volta in volta, per non stancare il pubblico.

Tornando al concetto di doppio sequel, Spider-Man: Far From Home racconta del ritorno di coloro che hanno subito il Blip (anche detto Decimazione) con lo schiocco di dita di Thanos e ovviamente della morte di Tony Stark, che in Spider-Man: Homecoming era il mentore di Peter Parker. Ciò si fonde con la necessità di crescita del nostro eroe, che non ha più il suo mentore, non ha - nonostante lo cerchi - l'appoggio di altri supereroi e deve contare sulle proprie forze.



Mysterio e Spider-Man, figli di Tony Stark

Mysterio non è un cattivo qualsiasi. La sua presenza si connette intensamente ai precedenti film del Marvel Cinematic Universe, come se fosse sempre esistito. La sua presenza nel film ha diverse chiavi di lettura e per questo risulta profondo, enigmatico ed estremamente affascinante.

Dando merito a McKenna e Sommers (già sceneggiatori di Spider-Man: Homecoming), Mysterio si fonde perfettamente alla storia di Peter Parker grazie allo stretto legame che Quentin Beck (interpretato da Jake Gyllenhaal) ha con Tony Stark.

Sia Peter che Quentin vengono posti sullo stesso livello rispetto a Tony, che si può considerare il padre putativo di entrambi: i due fanno parte del suo retaggio: Beck per le Stark Industries e Peter per la parte eroica di Tony (gli Avengers).  Curioso l'intreccio tra i due, dato che Peter continua a rigettare l'idea di diventare il nuovo Iron Man, mentre Quentin lo desidera ardentemente.



Lui è Spider-Man


Il finale del film, poi pone l'accento sul fatto che Spider-Man: Far From Home è l'ultimo film della Fase 3 MCU e che chiude con una chicca l'eredità del primo Iron Man, dopo 11 anni. Nel primo film del Marvel Cinematic Universe diretto da Jon Favreau e interpretato da Robert Downey Jr nelle vesti di Tony Stark / Iron Man, il supereroe alla fine del film sovverte l'idea in sé di alter-ego (che ha sempre contraddistinto i supereroi, in quanto vivono sotto una identità segreta), facendo dire a Tony Stark, in ultima battuta, "Io sono Iron Man". La spavalderia di Tony permette al supereroe di rivelarsi, senza timore di ripercussioni o altro. La scelta di far rivelare l'identità segreta di Iron Man nel film, fu fatta anche per contrastare l'idea e cambiare la rotta che aveva avuto lo Spider-Man di Sam Raimi al cinema poco anni prima. Quindi, Spider-Man: Far From Home si chiude con Beck che rivela l'identità di Spider-Man a tutto il mondo: "Spider-Man è Peter Parker". Ciò continua a far vivere il legame tra Peter e Tony, come se, adesso questa rivelazione portasse sulle spalle di Peter Parker quella responsabilità che fino a quel momento, lo stesso Peter aveva evitato. Una chiusura a dir poco perfetta per l'MCU e per il film stesso che apre nuove possibilità per il nostro amichevole Spider-Man di quartiere.

Come preambolo a tutto ciò, c'è la bellissima scena di Peter Parker, all'interno dell'aereo delle Stark Industries, impegnato a realizzare la sua nuova tuta - non a caso rossa e nera - ascoltando gli AC/DC con il brano Back in Black (lo stesso collegato al primo film di Iron Man). Il parallelismo tra Peter e Tony funziona molto bene ed è di grande impatto.



Cinema, apparire o essere

Nella trama cucita addosso a Quentin Beck c'è anche una palese critica alla società, la quale diventa sempre più apparenza e meno sostanza. Ciò non avviene, come spesso accade, con discorsi campati in aria ai quali non corrispondono fatti, ma attraverso le dirette azioni del cattivo, che inganna il mondo intero tramite degli effetti speciali (e non trucchi di magia come nei fumetti), ponendo spessore alla critica, che viene filtrata attraverso il cinema e il meta-cinema. Beck, infatti protagonista in un film dove gli effetti speciali sono una parte fondamentale, si veste con una tuta da motion-capture per ricreare gli effetti speciali del film nel film. Un doppio inganno voluto, che funge da valore aggiunto a ciò che lo spettatore vede e percepisce a livello di trama. Tutto ciò fuoriesce dallo schermo, come un esperimento riuscitissimo, che aumenta il valore artistico di Spider-Man: Far From Home.


L'essenza di ragno

Se qualcuno aveva delle riserve sulla figura di Spider-Man, presentata nel primo film, ora dovrebbe ricredersi. Una delle grandi mancanze di Spider-Man: Homecoming era quella de il senso di Ragno (qui chiamato Peter prurito), che tutti i fan dei fumetti conoscono come caratteristica fondamentale dell'Uomo Ragno. In questo film, Peter cresce e tira fuori la sua essenza di ragno, risolvendo la battaglia con Beck, grazie proprio al suo "prurito". Ciò restituisce al pubblico (al di là di quale possa essere il costume preferito) il vero Spider-Man e la convinzione che il personaggio sia stato creato e pensato per essere sviluppato in questa trilogia. 



Le scene dei titoli di coda di Spider-Man: Far From Home


Gli Skrull


Maria Hill e Nick Fury sono stati sostituiti dagli Skrull. Quando è successo ciò? A mio avviso, lo switch è avvenuto durante i fatti della caduta dello S.H.I.E.L.D. visti nel film Captain America: The Winter Soldier. Prima di questo film il vero Fury era impegnato a costruire gli Avengers, poi quando viene "assassinato" dal Soldato d'Inverno potrebbe aver fatto lo scambio con Talos (lo Skrull), in modo da non correre ulteriori rischi e preservare la sua vita, comandando le operazioni dallo spazio. Ciò è plausibile perché da quel momento in poi Fury si vede sempre con Maria Hill (l'altro Skrull) e, soprattutto nel film Captain Marvel (ambientato nel 1995) il vero Fury dimostra a Carol Danvers di non essere uno Skrull dicendo che non taglierebbe mai un sandwich a metà, cosa che invece si vede fare nel film successivo a Captain America: The Winter Soldier, ovvero Avengers: Age of Ultron. È impossibile che gli sceneggiatori abbiano inserito quella specifica battuta in Captain Marvel senza avere il riferimento di Avengers: Age of Ultron. Nella scena dei titoli di coda di Avengers: Infinity War si rivede in auto da solo con Maria Hill, i due dopo vengono fatti sparire dallo schiocco di Thanos. Si presume che Talos sia tornato dopo che gli Avengers hanno sistemato le cose nel 2023.
Da notare che Fury sulla nave aliena è virtualmente sulla stessa spiaggia in cui si trovava Phil Coulson nei suoi ricordi di Tahiti.

J. J. Jameson

Forse la sorpresa più piacevole del film è la riproposta di J. Jonah Jameson con il volto di J. K. Simmons che lo ha interpretato nella trilogia di Sam Raimi. Un colpo al cuore nerd di ognuno di noi, che l'hanno tanto amato in un ruolo perfetto per lui. Con due minuti di scena, viene introdotto il Daily Bugle e l'avversione di Jameson verso Spider-Man, che adesso - probabilmente - non verrà più considerato un eroe. Una presenza che fa alzare ancora l'asticella della qualità di questo film.

In Conclusione

Spider-Man: Far From Home è un film emozionante, divertente, celebrativo e al contempo pungente. Il lavoro degli sceneggiatori è stato sublime nel tessere una ragnatela fitta di intrecci, rimandi e colpi di scena, dove il cinema appare ed è finzione al cospetto di sé stesso. Una intuizione degna di essere menzionata ed elogiata ancora una volta. 
Tra le scene memorabili, c'è la sequenza quasi onirica di Peter Parker intrappolato negli effetti speciali di Beck, questa comprende l'Iron Man in versione zombie, difficile da dimenticare. Tutta la sequenza sembra un rimando alle iconiche sequenze di apertura dei film di James Bond. Le scene action sono girate molto bene e forniscono al nostro Spider-Man sempre più fluidità di manovra. La storia d'amore impacciata di Peter Parker e MJ fornisce, al film, un tocco tenero e romantico tipico del personaggio e dei film per teenager.


Scrivetemi cosa ne pensate di Spider-Man: Far From Home e se volete, potete acquistare su Amazon.it il io nuovo saggio sull'Universo Cinematografico Marvel dal titolo Marvel Stories - L'Armatura, il Martello, lo Scudo. Un viaggio nel cinecomic attraverso le trilogia di Iron Man, Captain America e Thor. Lo trovate a questo link: https://amzn.to/2Jv1roh disponibile anche in versione E-Book.

sabato 1 settembre 2018

Ho Visto... Mission Impossible: Fallout

Torna Tom Cruise con una nuova avventura del suo franchise principe. Mission Impossible infatti è il progetto al quale si dedica con più passione e lo si nota anche nel suo modo di fare promozione e sopratutto nella sua ostentazione a girare anche le scene più pericolose.
Per Mission Impossible: Fallout è riuscito a rompersi le costole in un salto da un palazzo all'altro. Simpatica sul finale la battuta in riferimento a questo fatto.

Il Team di Ethan Hunt in Mission Impossible 6


Mission Impossible: Fallout è il sesto capitolo della saga basata sulla fortunata serie televisiva di fine anni sessanta. La saga ha vissuto di alti e bassi, le storie non sono sempre state all'altezza delle scene d'azione e per film di spionaggio è un difetto grave. Piani, azione, tradimenti, twist narrativi, rivelazioni... deve essere tutto orchestrato alla perfezione. Perché, seppure si tratti di film che si concedono gadget fantascientifici, devono essere assolutamente credibili agli occhi del pubblico.

Mission Impossible Fallout non riesce nell'impresa al 100%. Una sceneggiatura che inciampa troppe volte non gli permette di correre per tutti i 150 minuti di pellicola. Si ha l'impressione di assistere a un campionato di Formula 1 dove i piloti a ogni giro effettuano un pit-stop e c'è il commentatore che spiega in continuazione cosa accade.
Quando si corre però, il ritmo funziona ed esalta lo spettatore tra un inseguimento e un altro. Le scene di lotta, grazie a una regia efficace, sono performanti più degli inseguimenti che non spiccano per originalità, c'è anche una scena uguale già vista in Operazione UNCLE di Guy Ritchie, con piccole differenze.

Tom Cruise in Mission Impossible Fallout


Il piano del villain, seppure perfetto nelle intenzioni, si affida troppo alla risposta dei suoi antagonisti risultando fragile e sempre in bilico. E la sorpresa legata al villain (che non vi anticipo) viene inspiegabilmente svelata troppo presto.  La sceneggiatura di Christopher McQuarrie in questo pecca tantissimo, volutamente e inutilmente complessa mette in difficoltà i personaggi stessi.

Rebecca Ferguson e Tom Cruise


Mission Impossible: Fallout non incide emotivamente sullo spettatore, non portandolo mai dentro l'emotività dei personaggi che è solo accennata. I continui pit-stop e lo spiegare in continuazione cosa sta succedendo (addirittura in un scesa sono due i personaggi che spiegano la stessa cosa in modi diversi) spezza anche l'emotività del film che non decolla mai. Per questo si tratta di un film freddo e poco incisivo nella mente dello spettatore.

In definitiva Mission Impossible: Fallout perde l'occasione di alzare l'asticella dei film action peccando sul lato spionistico che ha reso famosa la serie. Si conferma un buon film d'azione e Tom Cruise il suo diamante. Resta inferiore ai primi due capitoli della saga e al precedente dal quale attinge a piene mani per lo sviluppo della trama. È sicuramente migliore del terzo e del quarto. 
Vedetelo al cinema per apprezzarne la buona regia e le belle inquadrature panoramiche.

sabato 9 giugno 2018

Jurassic World Il Regno Distrutto e la rivoluzione a metà

Ho visto Jurassic World Il Regno Distrutto con grandi aspettative e grande curiosità, perché - diciamoci la verità - ho pensato a quale potesse essere il nuovo corso, e con cosa gli sceneggiatori ci avrebbero potuto sorprendere per portare linfa vitale alla saga... ma non riuscivo a fare quadrare il cerchio. Con cosa ci stupiranno stavolta? Ecco la domanda chiave. Jurassic Park è stupore, meraviglia e questa non deve mancare mai.

Chris Pratt è Owen in Jurassic World il Regno Distrutto

Un passo indietro



Il primo capitolo di Jurassic World è uscito nel 2015 infrangendo diversi record al box-office e riaccendendo la fiamma dell'amore per i dinosauri. La parte geniale (e di stupore) di Jurassic World era quella di mostrare finalmente il parco aperto e funzionante. Dall'altro lato ha poi messo in chiaro subito che i dinosauri sono frutto di esperimenti genetici (via le polemiche su forme, altezze, forza, piume o non piume non corrispondenti con la storia) e ha posto le basi per una saga fortunata, quando si comincia bene si è sempre a metà dell'opera. 
Jurassic World è stato scritto da Rick Jaffa, Amanda Silver, Colin Trevorrow e Derek Connoly. Rick e Amanda hanno anche ideato il soggetto del film e sono famosi per aver portato nuova vita anche al reboot della saga de Il pianeta delle Scimmie (che io apprezzo moltissimo). Insomma le persone giuste al momento giusto (hanno scritto anche Avatar 3).

Quindi Jurassic World è stato uno di quei film che meraviglia e stupisce lo spettatore, un po' con lo stesso effetto di Jurassic Park del 1993. Un film che ha una trama solida, ottimi momenti action e di spaventi, inoltre i rimandi al film si Steven Spielberg sono parecchi e hanno fatto felici i fan.


Immagine da Jurassic World del 2015

Oggi


Jurassic World Il Regno Distrutto viene realizzato ben tre anni dopo e succede che la produzione pensa di poter fare a meno di Rick e Amanda e la sceneggiatura viene scritta dai soli Colin Trevorrow e Derek Connoly. Trevorrow è sostanzialmente un regista, prima di Jurassic World non aveva esperienze importanti, Connoly ha un curriculum molto breve. La mia impressione è che abbiano sottovalutato il lavoro che è ben più difficile del precedente. Infatti, quello che subito si nota è che la storia del film risente di superficialità. Hanno messo in gioco, probabilmente, la prima idea banale che gli è venuta in mente. Da qui si sviluppa un film molto fisico e pieno d'azione che abbandona i canoni dell'avventura e piano piano dal primo atto all'ultimo si trasforma in un film dalle tinte horror.
Anche i personaggi non hanno praticamente caratterizzazione. Sono piatti.

Una scena dal film Jurassic World Il Regno Distrutto


Jurassic World Il Regno Distrutto - Una rivoluzione a metà


La rivoluzione, quindi, riesce a metà. il sequel di Jurassic World si distacca dal primo capitolo per genere, si impoverisce ma regala ottimi sprazzi action e sopratutto alcune scene da incorniciare.
Il regista è lo spagnolo J.A. Bayona, che deve il suo successo al suo esordio horror The Orphanage. L'impronta si vede nelle inquadrature, nei jumpscare e nei tempi. 


Infine, siccome piace sempre fare riferimenti ad altri film affermo che Jurassic World Il Regno Distrutto sembra un ibrido tra Jurassic Park III e Aliens. 

Da qui in poi leggete solo se avete visto Jurassic World il Regno Distrutto al cinema

Jurassic World il Regno Distrutto - una delle prime immagini ufficiali pubblicate

L'idea di salvare i Dinosauri era già abbastanza sciocca come proposta in un contesto di autodistruzione dell'isola. Praticamente viene distrutta subito. Poi il tutto si rivela essere il solito imbroglio del cattivo che vuole vendere i Dinosauri ai privati. E qui un'altra stupida idea. Ci poteva stare la scusante dell'utilizzo militare, ma comprare Dinosauri come animali domestici sembra davvero una forzatura, un insulto all'intelligenza. Addirittura uno dice di comprarlo per la figlia. Insomma una trama banale. Una possibilità era quella di restare sull'isola ma sarebbe stato qualcosa di visto e rivisto nella saga. Le varie pericolosità create dai Dinosauri mi sono piaciute, ma avrei voluto vedere più parte ambientata nell'isola e con la lava che creava un diversivo non da poco sia per umani che per Dinosauri. Hanno scelto quindi la villa come location, e la scelta che credo risulti un po' impopolare a me non è dispiaciuta. La parte horror è fatta molto bene e credo che l'idea più brillante l'abbiano trovata quando hanno deciso di far clonare una persona. Ciò potrebbe portare interessanti sviluppi alla saga. Il terzo capitolo di Jurassic World, già pianificato, probabilmente sarà una guerriglia urbana per liberare il mondo dai Dinosauri una volta per tutte. Almeno, questa sembra la diretta conseguenza di quello che abbiamo visto.
Avrei gradito, ovviamente, una trama più complessa con dei personaggi con più spessore. Il personaggio di Jeff Goldblum si vede pochi minuti ma quando c'è lui si buca lo schermo.
Concludendo credo che abbiano sprecato un'occasione importante pur facendo un film gradevole per spettacolarità e con tantissimi Dinosauri.

La scena dopo i titoli di coda di Jurassic World Il Regno Distrutto

Per tutti quelli che non sono rimasti seduti fino alla fine dei titoli di coda ci penso io a raccontarvi cosa vi siete persi. Ricordate alla fine quando si vedono i Dinosauri girare liberamente per il pianeta? Ci sono anche dei Pteranodonti che volano al tramonto. Nella scena dopo i titoli di coda si vedono questi Dinosauri volanti che arrivano a Las Vegas.
Una scena semplice che non incide sul film o sul sequel. 

giovedì 24 maggio 2018

Con SOLO a Star Wars Story si torna nella galassia lontana lontana (review no spoiler)

Ho visto SOLO a Star Wars Story, ecco la recensione senza spoiler 


Non so se hai presente quella sensazione da montagne russe, dove vai sempre veloce. Dove salite e discese si mischiano per darti un'emozione unica, un'emozione da batticuore. Quando arrivi a toccare il cielo con un dito e sai poi che ti aspetta una discesa magnifica e velocissima con i capelli al vento. E ogni volta che la percorri è un'emozione nuova e inaspettata. E vorresti che non finisse mai.

Se conosci queste sensazioni da brividi allora immaginati al cinema a vedere Solo a Star Wars Story. Immagina una storia "umana", d'avventura e d'amore.


Han Solo


Il fuorilegge contrabbandiere Han Solo, che abbiamo amato nella trilogia classica, ideata da George Lucas, torna in un'avventura tutta dedicata a lui. Tra le "vecchie" nostre conoscenze nel film ci sono anche il suo fedele amico Wookie Chewbacca, Lando Carlissian interpretato da Donald Glover e il Millenniun Falcon, che è a tutti gli effetti un personaggio. Ma ci sono anche nuovi personaggi che popolano la galassia di Star Wars e sono tutti ben caratterizzati, ognuno con uno scopo e un carattere riconoscibile. Persino il nuovo droide, L3, è una novità per la lunga saga della Lucasfilm che adesso conta ben dieci film già usciti al cinema.
Solo a Star Wars Story nasce come spin-off della saga e si colloca prima della trilogia classica. Conosciamo quindi Han Solo da giovane. Un personaggio positivo, aggrappato alla vita che non ha paura di rischiare. Si affida al fato e al suo incredibile istinto. Dimostra una straordinaria capacità di tirarsi fuori dai guai e ha un fascino irresistibile. Fascino che crea subito empatia con il pubblico. Alden Ehrenreich sembra nato per essere Han Solo e riesce nell'impresa di non far rimpiangere Harrison Ford e il suo indimenticabile ghigno.



Ron Howard


Dietro la macchina da presa c'è Ron Howard che non ha certo bisogno di presentazioni. Il regista americano negli anni ci ha regalato film di indiscutibile spessore e anche blockbuster più leggeri. Con Solo a Star Wars Story ha trovato il punto di equilibrio realizzando un film altamente spettacolare sia dal punto di vista visivo che emozionale. Un film che come montagne russe ci porta tra primi piani stretti a campi lunghi tra panorami mozzafiato e luoghi claustrofobici. Tra un passaggio e l'altro ci ritroviamo nello spazio insieme all'iconico Millennium Falcon.
Mi piace pensare che la dedizione di Ron Howard al progetto possa anche nascere dalla lunga conoscenza tra lui e George Lucas che lo diresse nel film American Graffiti nel 1973.

Dalla penna allo schermo

Un altro punto di forza del film è nella sceneggiatura scritta da Lawrence Kasdan che ha firmato anche gli script de L'Impero colpisce ancora e Il ritorno dello Jedi. Kasdan si è avvalso dell'aiuto del figlio Jonathan e, probabilmente, l'unione generazionale dei due ha fornito al film quel collante tra classico e moderno capace di affascinare i nuovi spettatori e di ammaliare ancora una volta noi fan di vecchia data.
In poltrona poi si percepisce la magia di Star Wars grazie a un comparto tecnico sempre di alto livello al quale si aggiunge l'eccelso lavoro del direttore della fotografia Bradford Young e dello scenografo Neil Lamont. I due riescono a rendere unica e sempre riconoscibile ogni location e la maggior parte dei fotogrammi sembrano dei veri e propri dipinti.



Conclusioni

Seppure starei qui a scrivere ancora e ancora di Solo a Star Wars Story, dei suoi aspetti viscerali, delle ripetute strizzatine d'occhio ai fan, delle sue implicazioni nella saga, delle favolose creature aliene, del meraviglioso cast e di tutto quello che vorrei vedere nei sequel devo fermarmi perché non voglio fare spoiler o diventare prolisso. Probabilmente tornerò sull'argomento con un nuovo articolo su widemovie.
Adesso, concludo consigliandovi caldamente di andare al cinema a vedere Solo a Star Wars Story. È un film completo e carico di spunti. Un film che esalta i suoi protagonisti, che riesce a far funzionare i dialoghi e le scene d'azione allo stesso modo. Un film che non vi darà respiro e che vi catapulterà in una galassia lontana lontana.




giovedì 17 maggio 2018

L'impresa impossibile di Deadpool 2

Deadpool torna al cinema e riesce nell'impresa impossibile di superare, ancora, le aspettative.


Segue una recensione senza spoiler - leggibile anche per chi ancora non ha visto al cinema Deadpool 2




Un passo indietro


Nel 2015 lo studio della 20th Century Fox ha toccato il fondo nel suo reparto cinecomics. Al cinema è un disastro di critica e pubblico il reboot dei Fantastici Quattro che non ripaga nemmeno dell'investimento e, nell'era d'oro per i film tratti da fumetti, si rivela un flop clamoroso.

A questo punto i vertici, della 20th Century Fox, capiscono che è il momento di rischiare il tutto per tutto, di passare il limite, di essere sfrontati e di dare carta bianca agli autori (il regista di Fantastic Four disse che molte scelte gli furono imposte dagli studios). Affidano quindi la scrittura di un nuovo personaggio a Rhett Reese e Paul Wernick ovvero i due sceneggiatori che avevano creato una chicca chiamata Benvenuti a Zombieland (film del 2009). Gli danno carta bianca e quindi decidono di seguire l'impronta del fumetto di Deadpool, mercenario chiacchierone dal cuore buono.
I punti focali di Deadpool fumetto sono: parolacce, violenza e rottura della quarta dimensione. Gli autori li hanno presi appieno e hanno riempito il film di scene splatter, di allusioni sessuali, violenza e parolacce. Il film è arrivato nei cinema vietato ai minori di 14 anni e il pubblico adulto ha apprezzato la scelta. Deadpool, infatti, è stato un successo mondiale al pari di un ottimo film del Marvel Cinematic Universe e senza avere la fascia di pubblico dei più piccoli.

Deadpool non ha rivoluzionato il mondo dei film tratti da fumetti ma ha puntualizzato che si possono fare film intelligenti, ben costruiti, a basso budget che conquistano il pubblico. Deadpool ha rappresentato senza dubbio una ventata di novità nel genere. Non potevano quindi non annunciare il secondo capitolo...


Oggi

Ma perché vi ho annoiato con una introduzione così lunga? 
Perché quella ventata di novità e quel successo sembravano davvero irripetibili. 

Invece, la squadra di sceneggiatori, ai quali viene anche accreditato Ryan Reynolds, riesce a mantenere la base che ha stupito tutti e a superarsi in quasi ogni aspetto.
Più sangue, più chiacchiere, più battute, più azione, molta più azione e molti più personaggi ne fanno un film superiore al primo e ancora più unico nel suo genere. 
Tutto l'incipit è un piccolo capolavoro fino alla scena dopo i titoli di coda originale geniale, divertente. I riferimenti ai fumetti, al mondo geek e al cinema in generale sono tantissimi. Tra battute e scene iconiche ce n'è quasi sempre uno.

Le chiacchiere
Una delle cose che noterete, vedendo il film, a proposito delle battute (intese come linee di dialogo) è che spesso sono troppe, e talvolta non vi faranno ridere. Quest'aspetto è studiato per sottolineare una delle caratteristiche fondamentali di Deadpool: è chiacchierone. Parla in continuazione e dice tutto quello che gli passa dalla testa. Ascolterete quindi anche i suoi pensieri.
Le battute che devono far ridere, lo fanno e sono piazzate molto bene nel film. Il divertimento è ai massimi livelli, si ride di gusto, a volte con le lacrime e per tutta la durata del film. 

Più Budget
Questa volta con un budget superiore hanno potuto realizzare scene action di un certo impatto. Queste si svolgono anche in strade urbane e con veicoli. Hanno potuto mettere insieme più personaggi di cui un cattivone realizzato bene in CGI (non vi dico chi).

Conclusioni
Deadpool 2, quindi, riesce nell'impresa impossibile di superare il primo irriverente primo capitolo introducendo situazioni al limite dell'inverosimile e uno strato di moralità molto profondo che si ripercuote in tutto il film e nei personaggi. Sotto tutte le risate c'è un messaggio importante che è sorprendentemente in linea con la saga degli X-Men e con tutto quello che circonda il mondo mutante.

Un piccolo post-scriptum: il film in Italia non è stato vietato ai minori. In America è vietato ai minori di 17 anni non accompagnati da adulti. In quasi tutta Europa è vietato, in Francia ai minori di 12 anni, in Germania ai minori di 16. In alcuni paesi anche ai minori di 18 anni. Se volete portare i vostri figli potete farlo, basta che non siano impressionabili da arti spezzati, teste mozzate e sangue.


lunedì 30 aprile 2018

Ho Visto di nuovo Poirot all'opera... Assassinio sull'Orient Express

Agatha Christie non ha bisogno certo di presentazioni. È una delle più influenti e famose scrittrici del novecento. È talmente importante la sua firma che mi sono sempre chiesto come mai il cinema, al contrario della televisione, non fosse riuscito a sfruttarla al massimo del suo potenziale. Quantomeno il cinema moderno fatto di universi, saghe e personaggi "fissi". In passato sono stati realizzati dei bellissimi film dai racconti di Agatha Christie come 10 piccoli indiani, delitto sotto il sole, assassino sull'orient express e assassinio sul nilo; questi ultimi due vincitori di un premio Oscar ciascuno.

Nel 2017 esce finalmente al cinema Assassinio sull'Orient Express (Murder on the Orient Express). Una nuova versione cinematografica di uno dei racconti più famosi della scrittrice con protagonista il detective Poirot.
Per dirigere e interpretare il film viene scelto Kenneth Branagh, famoso per la sua passione per la letteratura in generale e per i suoi lavori sui romanzi di Shakespeare. Branagh non è mai stato un cineasta da calci e pugni, persino in Thor dei Marvel Studios era riuscito a dare profondità a dei personaggi che, forse, il pubblico avrebbe voluto vedere solo combattere (il film non fu particolarmente apprezzato). Quindi Kenneth Branagh non sarebbe adatto a blockbuster moderni dove il pubblico, per lo più giovane, ha delle richieste e pretese ben particolari.



Assassinio sull'Orient Express però non ha le connotazioni di un blockbuster moderno. Come i romanzi della Christie riesce a essere sempre attuale anche se ambientato nel passato. Quello che muove i protagonisti è sempre attuale. Grazie a questo il film ha un fascino molto particolare tra montagne nevose e carrozze dell'Orient Express si riesce a vivere, attraverso Poirot, un'esperienza che va oltre quella di essere un semplice spettatore. Sembra di essere davanti a un film che viene da un'altra epoca. Un film elegante che grazie alla regia di Kenneth Branagh stupisce e meraviglia.
La caratterizzazione dei personaggi è ben studiata e Poirot, personaggio principale, è pensato nei minimi particolari, dall'evidenza dei baffi alla sua provenienza e arguzia. Viene sicuramente voglia di vedere la prossima avventura e di sperare che i produttori non si fermino qui e che l'universo di Agatha Christie possa rivivere sul grande schermo con lo splendore e lo spazio che merita.


Costato solamente 55 milioni di dollari ne ha incassati in tutto il mondo più di 350. E adesso è disponibile in DVD, Blu-ray e 4K con un ottimo reparto extra che ho goduto nel vedere e sopratutto ascoltare perché sono presenti delle testimonianze registrate della stessa Agatha Christie. 
Vi consiglio dunque, di vedere il film e approfondire la conoscenza con l making of attraverso i contenuti speciali.
I link per l'ordine di Assassinio sull'Orient Express ve li lascio qui sotto

venerdì 13 aprile 2018

Sotto muscoli e macerie c'è un film vero. Ho visto Rampage - Furia Animale!

Partiamo con quello che sapete tutti ma che devo scrivere per completezza di informazioni.
Rampage era un bellissimo videogioco arcade che noi fortunati quarantenni abbiamo visto spuntare nei cabinet delle sale giochi vecchio stampo alla fine degli anni ottanta: sale buie dove ogni punto luce era una nuova avventura da vivere, bastava una semplice monetina.
Rampage era un successo perché chi giocava, finalmente, si poteva calare nei panni del cattivone, un mostro che distruggeva intere città. Si poteva giocare da soli, in due o persino in tre. I tre mostri selezionabili, differenti solo dal punto di vista estetico, erano due uomini e una donna diventati mostri in seguito a esperimenti scientifici. Negli anni a venire Rampage ha avuto un discreto successo con diversi sequel ufficiali. Si tratta di un videogioco che ha fatto storia. E ora, finalmente direi, diventa un film con la star muscolosa più pagata di Hollywood, ovvero Dwayne Johnson. Che io amo molto.



Un film spesso come i muscoli di The Rock


Rampage - Furia Animale è diretto da Brad Peyton che aveva diretto Dwayne Johnson nel catastrofico San Andreas tre anni fa. Il film ha mantenuto una base narrativa lineare e semplice tipica dei film "fracassoni", gli sceneggiatori sono stati però capaci di dare un minimo di caratterizzazione ai personaggi umani e sopratutto al gorilla George. Inoltre hanno reso credibile l'operazione scientifica di ricerca dietro la tecnologia CRISPR e un cattivo fino al midollo.


Distruzione totale in pieno giorno


Distruzione e combattimenti con animali giganti sono ovviamente al centro del film, regalano uno spettacolo puro per la gioia degli amanti dei mostri. E lo spettacolo è sempre ben visibile, non ci sono scene confuse tipiche della "pochezza" della CGI. In Rampage gli effetti speciali affidati alla WETA (e non solo) sono di primissima qualità. Le creature hanno tutte il loro spazio in pieno giorno e mostrano tutti differenti movimenti e abilità. L'incredibile finale, da rimanere a bocca aperta, ambientato nella città di Chicago farà felici i più esigenti amanti dei mostri.



Il divertimento si chiama George

Rampage non è solo action e questo è molto importante. Il duo comico formato dal gorilla George e dal personaggio interpretato da Dwayne Johnson, Davis Okoye, vi farà ridere tanto fin dall'inizio. Rampage scorre tra una risata e uno WOW mettendo ancora in risalto le doti comiche di Dwayne Johnson e disegnando un personaggio che non è solo tutto muscoli e azione come i tipici eroi degli anni ottanta ma anche tanto divertimento. E, come poco spesso accade, il nostro eroe si fa male e i segni sono evidenti.


Il film e il videogioco

Dopo aver visto Ready Player One (potete leggere QUI il mio assaggio critico) l'occhio è ancora in cerca di easter egg e in Rampage - Furia Animale non mancano. C'è un cabinet del gioco Rampage nell'ufficio della cattivona e durante il film viene nominato Ralph (che è il nome del Lupo del videogioco). Ci sono altre situazioni riportate dal videogioco che non vi anticipo per non rovinarvi la sorpresa.
Inoltre c'è una bella citazione ad Alien con protagonista Joe Manganiello e un richiamo verbale a Justice League (sarebbe stato più opportuno farlo a Watchmen però - guardando il film scoprirete perché).


Conclusione

Rampage è da vedere sul grande schermo con un mega bicchiere di pop corn. È il film perfetto per una serata spensierata, per farsi quattro risate e vedere cosa riesce a realizzare la bellissima arte cinematografica. Un film, non serio, realizzato molto seriamente, senza strafalcioni e con tanta attenzione. Ho apprezzato la volontà di fare un film diverso da Kong o Godzilla, seppure con molti punti di contatto.
Rampage è un film dove natura, uomo, casualità e scienza vengono messi in discussione, e forse sotto tutti quei muscoli e quelle macerie c'è un film "vero".
Decisamente promosso e non vedo l'ora di avere il Blu-ray per scoprire di più sulla realizzazione di Rampage - Furia Animale

Vi lascio (per il momento) con il link al libro "The Art and Making of" che vi mostra come hanno lavorato i concept artist e non solo.


In ultimo, lo so ho scritto "conclusione" troppe righe fa. Conservo qui tre poster internazionali fantastici di Rampage - Furia Animale