martedì 10 gennaio 2012

J. Edgar (USA 2011 )


Clint Eastwood dirige un biopic su J. Edgar Hoover, probabilmente poco conosciuto in Italia, Hoover è stato il principale artefice della storia dell'FBI, quando giovanissimo ne prese il comando la rivoluzionò fino a farne un ente indipendente. Qui un riassunto della sua vita.
Il film di Eastwood ripercorre gli anni di Hoover saltando da una età all'altra, da un periodo all'altro, nonostante questo, il ritmo non ne giova e il film soffre di rallentamenti in tutte le sue parti, non incide mai sullo spettatore che non trova nessuna empatia con il personaggio principale, e non essendo un documentario, questo non funziona. L'errore grave di Eastwood è stato quello di affidarsi ad un giovane sceneggiatore, alla sua prima esperienza con un lungometraggio, Dustin Lance Black.
Non basta farci vedere il personaggio e documentarne le gesta, il biopic deve sempre creare empatia tra il pubblico e il protagonista, deve sempre documentare con un minimo di enfasi e di mito quello che è accaduto.
Purtroppo Clint fa cilecca per il terzo film consecutivo.
Strepitoso Di Caprio e tutto il cast, assolutamente all'altezza.
La scheda di imdb


2 commenti:

  1. Nonostante sia d'accordo che il film non sia un capolavoro, trovo errata l'analisi proposta. Credo che volontà di Eastwood fosse proprio quella di non suscitare particolare simpatia per il protagonista. Essendo un personaggio enigmatico e particolarmente "esagerato" sotto diversi punti di vista, ha giocato più sull'alienazione che sull'immedesimazione. In diversi suoi film ha avuto un approccio "oltre-americano" in cui ha mostrato agli USA un diverso punto di vista nell'osservare il proprio paese e ha proposto a noi una finestra dove vedere l'essenza degli americani, senza i fronzoli di hollywood. In questo credo che il film sia particolarmente riuscito e se interessa l'argomento, credo proprio che meriti la visione. Lo trovo da un certo punto di vista simile a The Social Network, con la differenza che il tema trattato è molto più pesante e di conseguenza il film è meno fruibile dal grande pubblico.
    Molto bella anche l'analisi finale che ci riporta ai giorni nostri e a "valutare nel contesto" (che è la morale principale del film) ciò che è stato fatto e ciò che facciamo anche ora. Avendo suscitato questa riflessione, credo che si possa dire che il film ha ottenuto quello che voleva. Poteva essere meglio, ma tutt'altro che insufficiente. Ottima regia buona recitazione, a tratti pessimo trucco.

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  2. Ciao exo, grazie per il commento.
    Parlavo di empatia e non di simpatia, in fondo, guardando il film della storia del personaggio non mi interessa più di tanto, ma non per Hoover, ma per come viene raccontato. Come tipo di personaggio (guarda caso, era anche Di Caprio ad interpretarlo) mi ricorda Howard Hughes (The Aviator di Scorsese) che non era certo un personaggio facile o simpatico o un eroe, però Scorsese riuscì a far legare lo spettatore al personaggio, e quelle due ore e quaranta scivolarono via senza problemi (J.Edgar dura meno) Proprio perchè c'era empatia con il personaggio, o ti facesse simpatia o antipatia, in ogni caso eri legato alle sue vicende, volevi sapere come andava a finire. Qui, non ho trovato nulla di tutto ciò.
    Solo per approfondire la mia frase sull'empatia, non per ribattere il tuo commento.
    ciao e grazie.

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